Mercati azionari, mercato delle obbligazioni e quotazioni dell oro


E’ importante tenere presente che oltre al mercato azionario ci sono due altri mercati degni di attenzione, quello delle obbligazioni e quello delle merci, che sono in concorrenza con quello azionario per attrarre gli investimenti.

Poiché questi due altri mercati hanno una tendenza a far segnare punti di massimo e minimo in momenti differenti rispetto al mercato azionario, ma con una successione cronologica costante, la comprensione delle relazioni intercorrenti fra i tre mercati fornirà un’utile cornice per identificare le maggiori inversioni di tendenza del mercato azionario, ma anche del ciclo economico nel suo complesso.

La tendenza di tutti i mercati finanziari è essenzialmente determinata dalle aspettative degli investitori circa i movimenti dell’economia, dagli effetti che quei movimenti è probabile abbiano sul prezzo dei valori trattati in un certo mercato finanziario e dall’attitudine psicologica degli investitori nei confronti di questi fattori fondamentali.

I partecipanti al mercato tipicamente anticipano i futuri sviluppi economici e finanziari e agiscono acquistando o vendendo determinate attività cosicché normalmente un mercato raggiungerà un punto di svolta importante ben prima del presentarsi di un effettivo sviluppo (Questo è un punto molto importante da comprendere!)

L’attività economica in espansione è normalmente favorevole ai prezzi azionari, un’economia debole favorisce i prezzi delle obbligazioni e in un’economia in fase inflazionistica sono favoriti l’oro e i valori a esso correlati.

Questi tre mercati si muovono spesso in differenti direzioni nello stesso momento, poiché essi stanno essenzialmente tentando di anticipare cose differenti.

Un’economia è raramente stabile; si trova o in fase di espansione, o in fase di contrazione.
Con il risultato che anche i mercati finanziari sono in continua fluttuazione.

Un’ipotetica economia, come quella rappresentata in figura 1, si muove intorno a una linea mediana denominata appunto di equilibrio. In prima approssimazione, l’equilibrio può essere immaginato come un periodo di crescita nulla nel quale l’economia non è in fase espansiva né recessiva.

In pratica, questo stato di cose non si verifica mai o quasi mai, dato che un’economia nel suo complesso possiede una notevole spinta in entrambe le sue direzioni di movimento, per cui raramente succede che il punto di svolta coincida con il punto di equilibrio.

In ogni caso, l”economia” è composta da un gran numero di settori (alimentare, abbigliamento, metalmeccanico, edile, ecc.) che si muovono, in uno stesso momento, in differenti direzioni. Cosicché, all’inizio di un ciclo, gli indicatori economici che reagiscono per primi, come per esempio il numero delle case di cui è iniziata la costruzione, potrebbero essere in ascesa, mentre altri che hanno tempi di reazione più lunghi, come le spese per beni capitali o i livelli occupazionali, potrebbero essere discendenti.

Gli investitori nei mercati finanziari non sono interessati a lunghi periodi di stabilità o equilibrio, perché in tali situazioni non si verificano vivaci cambiamenti di prezzi con conseguenti opportunità di realizzare rapidi profitti.

Dato che i mercati finanziari anticipano i movimenti dell’economia, ne consegue che i profitti migliori possono essere realizzati un momento prima del punto di massima distorsione o squilibrio del ciclo.

Una volta che gli investitori si rendono conto che l’economia sta cambiando direzione per ritornare verso il livello di equilibrio, anticipano questo sviluppo comprando o vendendo le attività più appropriate.

Naturalmente più un’economia si allontana dall’equilibrio e diviene instabile, maggiore è il potenziale non solo di ritorno verso il livello di equilibrio, ma anche di una robusta inversione di tendenza oltre tale livello verso l’estremo opposto (Questo è un altro importantissimo fatto da ricordare sempre!)

In tali condizioni le possibilità di realizzare profitti nei mercati finanziari sono maggiori, perché essi stessi saranno normalmente soggetti a più ampie fluttuazioni di prezzi.

I maggiori movimenti dei tassi di interesse, dei prezzi delle azioni e dell’oro sono correlati al livello dell’attività economica.

La figura 1 rappresenta un ciclo economico, che ha tipicamente una durata compresa fra tre e cinque anni.

Analogamente alla figura 1, la linea orizzontale rappresenta il livello di crescita zero mentre al di sopra vi sono i periodi di espansione e al di sotto quelli di contrazione.

Così, dopo che è stato raggiunto il punto di massimo, l’economia continua a crescere ma a un tasso decrescente, finché la curva taglia la linea del livello di equilibrio e ha inizio una effettiva contrazione dell’attività economica. I punti teorici di massimo e di minimo dei mercati finanziari in relazione al ciclo economico sono indicati dalle frecce nella figura 2.

I periodi di espansione durano generalmente più a lungo di quelli di recessione; per questa ragione le fasi di rialzo (bull, “toro”) dei mercati azionano e dell’oro e quelle di ribasso (bear, “orso”) dei mercati delle obbligazioni, generalmente durano più a lungo rispettivamente delle fasi orso dei primi due mercati e delle fasi toro del terzo.

La figura 3 mostra anche come i tre mercati dei tassi di interesse, dell’oro e dei titoli azionari sono correlati al tipico ciclo economico.

Nell’esempio, i tassi di interesse sono stati evidenziati al contrario del loro normale andamento per farli coincidere con la curva del mercato obbligazionario.

Ne consegue che un mercato toro delle obbligazioni è rappresentato da una curva crescente e un mercato al ribasso da una curva decrescente. Quello delle obbligazioni è il primo mercato finanziario a iniziare una fase di rialzo.

Ciò avviene di solito dopo che il tasso di crescita dell’economia ha subìto un considerevole rallentamento rispetto al suo punto di massimo e molto spesso non ha inizio che con gli stadi iniziali della recessione.

In generale, più è violenta la contrazione dell’economia, maggiore è il potenziale di crescita dei prezzi delle obbligazioni (cioè di una caduta dei tassi di interesse).

Per contro, più robusto è il periodo di espansione, meno accentuata è la stasi economica e finanziaria e maggiore è il potenziale di declino dei prezzi di tali titoli (e quindi di aumento dei tassi di interesse).

Successivamente al raggiungimento del minimo al ribasso del mercato delle obbligazioni l’attività economica comincia a contrarsi più marcatamente.

A questo punto gli operatori del mercato azionario riescono a vedere oltre gli avvallamenti della curva dei profitti delle aziende, che sono ora in forte declino a motivo della recessione, e cominciano a mettere azioni in portafoglio.

Dopo che la ripresa è iniziata da qualche tempo, gli investitori cominciano a temere un movimento inflazionistico e quindi i valori collegati all’oro interrompono la curva discendente, ammesso che non l’abbiano già fatto. A questo punto tutti e tre i mercati sono tendenti al rialzo.

Gradualmente la stasi dell’economia e della finanza che si era presentata in conseguenza della recessione viene di fatto assorbita, esercitando pressioni al rialzo sul costo del credito.

Ma, poiché tassi di interesse crescenti significano una caduta nei corsi delle obbligazioni, ecco che questo mercato tocca i massimi e inizia la fase discendente.

Tuttavia sono ancora disponibili capacità produttiva e forza lavoro in eccesso e così l’attività economica crescente si traduce in aumentata produttività e le prospettive continuano a risultare favorevoli.

Poiché il mercato azionario sconta le tendenze dei profitti delle aziende, esso rimane rivolto al rialzo finché gli operatori avvertono che l’economia sta surriscaldandosi e il potenziale di incremento dei profitti è davvero modesto. A questo punto cessano le ragioni per tenere titoli azionari in portafoglio e il relativo mercato entra in una fase discendente.

Il prezzo dell’oro è determinato fondamentalmente dall’interazione di due tipi di operatori sul mercato. Il primo gruppo tratta l’oro come una merce soggetta alle fondamentali relazioni domanda-offerta; il secondo in veste in oro per proteggersi dall’inflazione.

Essenzialmente il livello dell’attività economica ha più o meno un effetto identico su entrambi i tipi di operatori poiché la tendenza della domanda industriale e il tasso di crescita dell’inflazione sono entrambi normalmente in ascesa durante un ciclo economico in espansione e in caduta durante la contrazione.

Per cui le quotazioni dell’oro e dei valori a esso correlati anticipa le tendenze dell’attività economica, mentre si muove al seguito dei prezzi delle azioni.

Ciò avviene perché entrambe le forme di domanda del mercato dell’oro, quella dell’oro-merce e quella dell’oro per investimento, prendono come riferimento gli indicatori di ritardo del ciclo economico.

Per esempio, dato che l’oro è considerato una buona riserva di valore, la domanda del metallo come bene di investimento dipende realmente dal tasso di inflazione.

Dato che il punto massimo dell’inflazione si verifica tipicamente all’inizio del periodo di recessione di un ciclo economico, il punto di massimo ciclico del prezzo dell’oro dovrebbe in teoria presentarsi diversi mesi prima del momento in cui il tasso di inflazione inizia la fase discendente.

Quando questa congiuntura è stata raggiunta, tutti e tre i mercati finanziari discendono e continuano a farlo finché il mercato obbligazionario tocca il punto di minimo.

Questo stadio finale, che si sviluppa pressappoco all’inizio della recessione, è concomitante con una caduta libera dei prezzi in almeno uno dei mercati finanziari.

È questo il momento in cui vi è una forte probabilità che si verifichi un’ondata di panico.

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